21 nov 2009

Recensione di Screenweek


La cosa giusta, recensione dal Torino Film Festival
Di Gabriele Farina

E finalmente irrompe Torino nel suo Film Festival.
Lo fa con un film amaro e divertente, perfettamente e drammaticamente attuale.
Una commedia amara, come dice lo stesso Marco Campogiani del suo La cosa giusta.


Eugenio è un giovane e voglioso poliziotto che studia l’arabo per cercare di comprendere le culture diverse. Sta per sposarsi quando gli viene affidato l’incarico di pedinare un presunto terrorista uscito dal carcere perchè assolto in primo grado.
Al suo fianco c’è Duccio, poliziotto più esperto e disilluso dalle esperienze vissute.
Il pedinamento fallisce immediatamente perchè Khalid si accorge che i due lo seguono, ma in seguito a minacce ricevute da un sedicente gruppo padano, il pedinamento si trasforma in una forma di protezione.
I due si trovano a far da scorta al tunisino.
Inevitabilmente iniziano a comprenderlo e a conoscerlo e non è una sopresa che Khalid venga assolto anche in appello.
Curiosamente però, l’uomo viene espulso come indesiderato ed è costretto a tornare in Tunisia.

A questo punto finto finale e subito dopo ci ritroviamo a Tunisi con Eugenio in viaggio di nozze.
Ovviamente il giovane ne approfitta per andare a salutare l’ormai amico Khalid (sempre sorvegliato, anche in patria) il quale gli consegna una lettera per la moglie rimasta in Italia.
Proprio la lettera incastra Eugenio che viene arrestato per complicità con un presunto terrorista (aridaje) e a sua volta espulso.
Ed il cerchio si chiude.

La cosa giusta è molto ben fatto, divertente, ironico e riflessivo nei momenti giusti.
Si sprecano le situazioni da commedia classica e particolarmente esilarante è la sequenza in cui Khalid rivela ai due di essersi accorto del pedinamento.
Ma nel film c’è molto di più.
C’è una profonda riflessione sulla situazione mondiale, sulla paura, sui pregiudizi, sulla difficoltà di convivenza
.

E naturalmente c’è un Ennio Fantastichini ormai inarrestabile, capace di trasformare in oro ogni sua interpretazione e spesso di trascinarsi dietro il film in questione.
Ma qui sono molto bravi anche Paolo Briguglia e Ahmed Hafiene, convincenti e ben calati nei loro ruoli.

E poi c’è Torino, come spesso accade protagonista più che location, incapace (come dicono in sala Campogiani e Amelio) di fare da sfondo, impossibile da riprendere come cartolina.
Perchè Torino si impone con i suoi luoghi riconoscibili e con quelli (che mai possono essere) neutri.
E Campogiani è bravo ad utilizzare la città scegliendo scorci che danno luce alla fotografia, che rendono splendenti le inquadrature.

In definitiva un ottimo film, magari da rivedere quando uscirà in sala perchè ho l’impressione netta che nasconda ancora qualcosa.

Ahmed Hafiene ed Ennio Fantastichini in due scene del film


6 nov 2009

Ahmed Hafiene e Samya Abbary

Ennio Fantastichini e Paolo Briguglia

Camilla Filippi e Paolo Briguglia


Due foto del film


Che storia è? - Quasi una sinossi del film

Eugenio Fusco e Duccio Monti sono due poliziotti diversissimi, per carattere, metodi, linguaggio, storie personali. Estranei. Incompatibili. Eugenio è un agente giovane, preparato, curioso, con delle ambizioni personali e ancora idealista. Duccio è invece un uomo pratico, d’esperienza, che il tempo e il mestiere hanno reso realista e forse cinico. I due si conoscono e subito si detestano, ma dovranno passare molti giorni insieme. Sono infatti incaricati di pedinare uno straniero, Khalid Amrazel, liberato dopo mesi di detenzione in carcere per il sospetto di appoggiare una cellula di terroristi. Scarcerato per decisione di un GUP, ma in attesa di una sentenza definitiva, di una verità chiara sul suo caso.

E’ un pericolo reale? O si tratta di un altro grave errore giudiziario - come teme Eugenio - nel clima di paure e sospetti post 11 settembre? O forse, come ritiene Duccio, l’errore è stato proprio quello di liberarlo?

Con queste domande ha inizio l’inseguimento dei poliziotti, ognuno con le sue risposte e i propri segreti dubbi. Nelle ore passate in macchina, nella ressa di un mercato, al tavolo di un caffè, e senza mai perdere di vista il loro obiettivo, i due si scambiano ipotesi, punti di vista, non senza qualche confidenza e molto sarcasmo. Ma proprio mentre il loro incontro forzato scatena l’ennesima discussione, Khalid – lo straniero, l’oggetto silenzioso delle indagini – prende la parola, riserva loro una sorpresa. Costringendoli a conoscersi meglio, e a conoscere meglio lui, quell’uomo difficilmente decifrabile, ambiguo, dal sorriso apparentemente buono, ma forse solo ironico e beffardo.

Eugenio e Duccio si ritrovano a porsi di nuovo – ma da una prospettiva inaspettatamente rovesciata – le domande dell’inizio: se Khalid sia il nemico, o possa essere un amico. Se vada seguito, o protetto. Se debba essere aiutato, o fermato.

E un sospetto in più li coglie: che tra uomini diversi e distanti possa nascondersi l’ombra temibile della complicità, il reato di un’amicizia.

NOTE DI REGIA

NOTE DI REGIA

Domanda: Di chi è il film?
Passate una giornata sul set e lo saprete.
E’ di tutti quelli che ci hanno lavorato" 
(
David Mamet, Bambi contro Godzilla, Minimum Fax 2009)

Volevo raccontare questa storia. Il mio approccio alla regia è stato fondamentalmente quello dello sceneggiatore. Scrivere una sceneggiatura significa dirigere un film immaginario: visualizzare, in dettaglio, nel teatro della propria mente, e tenere insieme le parti con una certa coerenza.

La sceneggiatura è la prefigurazione di una regia. Sul set, cerco di dar corpo all' immaginazione – nel decidere i punti macchina, il taglio delle inquadrature - e di ritrovarla e saperla riconoscere - nei toni, nei gesti degli attori, nei luoghi.

Nella concitazione del set ho cercato di proteggere il copione scritto insieme a Giovanni De Feo. Ho tentato di preservare, di non spezzare un tessuto, di controllare gli incidenti e gli imprevisti, e di aggiungere, conoscendo le parti, ciò che si poteva trovare per strada, nel concreto delle location, confrontandosi con la sensibilità degli attori, con il direttore della fotografia e la troupe.

Sin dall'inizio abbiamo deciso di differenziare – nello stile di fotografia, nell'uso di pellicole diverse, nel tipo di inquadrature - i due luoghi del film, Torino e Tunisi, e di fare questo in rapporto al protagonista Eugenio. A Torino c'è un viandante che conduce le sue due ombre a percorrere luoghi spesso decentrati, marginali, anomici, talvolta sconosciuti. Siamo su di loro, sul loro rapporto, e quando allarghiamo ci appaiono spesso come sospesi in un ambiente, separati. Tunisi è invece ripresa nella sua “pienezza”, in un ambiente che avvolge Khalid, che affascina Eugenio, ma nel quale finisce per perdersi ed estranearsi.

I miei obiettivi, come regista, sono stati fondamentalmente due:

  1. creare Personaggi che - per le loro contraddizioni, i loro dubbi e desideri, le loro decisioni, il loro mettersi in discussione, per la loro stessa opacità, per il rapporto che costruiscono tra loro - lo spettatore possa “portarsi a casa”, come un incontro con qualcosa di “vivo”, a più dimensioni, all'uscita dalla sala;

  2. non annoiare nel raccontare una storia che – anche con le armi dell'ironia, dello spiazzamento, di una certa “leggerezza” - conduca però a una riflessione, a una conclusione amara, a delle domande piuttosto che a risposte, a dei dubbi da portarsi a casa, piuttosto che a una riconciliazione, a un “tutto alla fine si ricompone”.

C'è – credo - una lacerazione, una rinnovata “opacità” del mondo, una difficoltà a conoscere e confrontarsi, una diffidenza crescente verso l'estraneo. E credo che abbia un senso rappresentarla, senza ricomporre lo strappo nel racconto, per quanto ciò possa apparire, alla fine, gradevole e rassicurante.

Queste erano le intenzioni. So che tutti quelli che hanno fatto il film - dall'attrezzista che arrivava per primo sul set all'alba ai protagonisti che riempiono lo schermo – hanno lavorato con passione e convinzione. E spero che queste cose passino, un po', attraverso i fotogrammi.

Marco Campogiani

Due foto di scena a Tunisi dal film "LA COSA GIUSTA"


POSTER "LA COSA GIUSTA"


TRAILER DEL FILM "LA COSA GIUSTA"

TRAILER (YOUTUBE)

2 foto del film



 

3 nov 2009

La cosa giusta - Sceneggiatura - Le prime 4 scene

LA COSA GIUSTA (2009)


Sceneggiatura di

Marco Campogiani e Giovanni De Feo



  1. STANZONE  "AULA SCOLASTICA" int. giorno

Lo sguardo severo di un ARABO. L’uomo, robusto, sui 50, cammina con calma, controlla attento a destra e sinistra. Incede, mani dietro la schiena, passi cadenzati che riecheggiano nel silenzio quasi assoluto: s'avverte solo un fruscio di fogli e qualche colpo di tosse.

Un giovane poliziotto, capello corto, aggrappato a un piccolo banco, si guarda intorno smarrito, come a cercar salvezza. L'arabo si blocca, lo fulmina con gli occhi.

Il giovane abbassa lo sguardo e torna alle sue carte. L'arabo guarda l'orologio e annuncia:

arabo

(in arabo) “Avete ancora quaranta minuti”

Lo stanzone, ampio e impiegatizio, è vivo della tensione di numerosi candidati seduti ai loro banchi. L'arabo li tiene sott'occhio, si aggira per la stanza, sorvegliando.

Molti sono giovani, alcuni indossano ancora la divisa. Tra loro EUGENIO FUSCO; 28 anni, in divisa, faccia pulita e seria, concentrato, scrive in arabo con precisione.

Poco dietro un collega più anziano, BRUNI, soprappeso, stretto nella sua divisa, si pulisce il sudore dalla fronte, sbuffa. In evidente affanno, tenta di attirare l’attenzione di Eugenio:

BRUNI

(a bassa voce) Fusco! Fusco, la tre b... qual è?

Eugenio non se lo fila, continua a scrivere imperterrito.
Ripassa l’insegnante, Bruni retrocede, non prima d'aver biascicato verso il giovane collega:

Bruni

Che stronzo!

  1. QUESTURA int. giorno

Eugenio aspetta davanti alla macchinetta del caffè.

Getta uno sguardo verso un terzetto di AGENTI PIÙ ANZIANI, tra i quali intravediamo Bruni: i 3 parlottano, scherzano, lanciano occhiate verso Eugenio, se la ridono tra loro

Il caffè arriva. Eugenio fa per avviarsi, ma uno dei veterani – sicuro di sé - gli si rivolge:

agente

Fusco, senti: com’è che si dice, in arabo, “Quand'uno nasce stronzo, ci rimane?”

Gli agenti sorridono. Eugenio rimane imperturbabile.

EUGENIO

Non lo so. Ma ne so un’altra. (“una frase in arabo”).

AGENTE

(stupito) E che vuol dire?

EUGENIO

(serissimo) Vuol dire: “Hai il respiro di un vitellino da latte nelle sere di maggio, quando la luna è calante”

AGENTE

(ridendo, impressionato) Ma davvero?

Eugenio sorride. Li fredda.

EUGENIO

No.

E se ne va, voltando le spalle al gruppetto.
Prende a camminare, una leggera increspatura delle labbra lascia trapelare un sorriso.

SERRA, giovane collega in borghese (jeans, felpetta, un po’ massiccio), gli si accosta, posando amichevolmente un braccio sulle spalle.

SERRA

(a bassa voce) Eugè! Ma che hai combinato con Bruni?

Eugenio

E che ho combinato?

SERRA

È incazzato come una biscia, dice che con te in pattuglia non ci vuole tornare mai più.

Eugenio

Quello è come un ragazzino. Prima non studia, poi sfotte perché studio troppo, e all’esame vuole pure copiare!

SERRA

Eugenio, hai ragione, ma lo sai Bruni com’è fatto: finché non lo fanno vice ispettore c’ha il sangue amaro.

EUGENIO

È fatto che le cose non me le dice mai in faccia. Pure tu però, Francesco; che gli fai, da messaggero?

serra

Ma no, lo dico per te, è che mi dispiace vedervi litigare.

eugenio

Tanto di tornare in pattuglia se ne parla tra un mese.

Mi hanno rinviato l’appello.


  1. UFFICIO PASSAPORTI, int. giorno

Entrano in ufficio. Eugenio si avvia alla scrivania prendendo dei fogli da bollare.

serra

Peccato. S’era già organizzato un torneo di calcetto con Gestenari, Lalli, Arrafico...

eugenio

Vabbè, ma posso venire pure se sto qua ai passaporti, no?

serra

Il commissario lo sai com’è: fa giocare solo quelli di pattuglia, inflessibile Già ha diramato le convocazioni.

Bruni s’affaccia alla porta dell’ufficio, li interrompe. 

Bruni

Fusco: il questore ti vuole vedere. Subito.

Eugenio si blocca. Bruni s'allontana in corridoio con un sorriso strafottente.

eugenio

Ecco! Hai visto? Non ha perso tempo.

serra

E che sarà mai! Magari è una promozione, i risultati dell’esame di Arabo…

eugenio

E me li dice il questore? No, è per ‘sta cosa di Bruni, lo sento. (pausa). Vedrai che con una scusa mi sospende i permessi per gli esami.


Eugenio richiude una pratica e la sbatte sulle altre. Serra sorride all’amico.

serra

Senti Eugenio: invece di farti le seghe mentali, perché non vai su e vedi che vuole?

eugenio

(pausa) Ok.


  1. UFFICIO DEL QUESTORE, Int. giorno

Il QUESTORE - autorevole, giacca e cravatta - sfoglia una cartellina, poi allunga una grande foto dall’altra parte della scrivania, ad Eugenio, aprendosi in un sorriso.

E’ la doppia foto - di fronte e di profilo - di un uomo sui 35/40 anni, la barba corta.

questore (off)

Lei avrà già sentito parlare di Khalid… Khalid Amrazel.

Eugenio è a disagio; osserva attentamente la foto.

eugenio

L'arabo. Quello dentro per aver aiutato due guerriglieri Iraqeni a rimpatriare.

questore

Il terrorista. Ora un giudice sta per scarcerarlo. Torna libero. Ma noi sappiamo che è terrorista, o amico di terroristi: ad Amburgo, dove viveva prima di venire qua, era in contatto con la cellula di Al Qaeda che poi ha tirato giù le torri gemelle. Qui ci sono le foto, e tutti gli altri dettagli, poi li vedrà..

eugenio

Come: “li vedrò”?

questore

Abbiamo avuto, diciamo 'in anticipo', i suoi punteggi. Di quelli con il suo livello di anzianità, lei è il migliore.

EUGENIO

Beh (lusingato) è solo un esame di lingua, sono appena al secondo livello.

questore

Sì, ma non è solo quello, Fusco: lei sono cinque anni che è qui. Ai servizi investigativi: tre retate antidroga, diversi arresti nell’antirapina (pausa) Soprattutto, sappiamo che già da tempo desidera lavorare all'antiterrorismo.

Eugenio lo fissa, annuisce.

EUGENIO

Certo. E in cosa consiste l'operazione?

questore

Sorveglianza, pedinamenti, intercettazioni: niente che lei non abbia già fatto. Bene. Naturalmente sarà affiancato da agenti con più esperienza. Farà coppia con Monti... Duccio Monti, l'ispettore, lo conosce no?

Eugenio

No, non mi sembra.

questore

(pausa) Ma la vedo perplesso Fusco, c’è forse qualcosa che vuole dirmi?

eugenio

Ma no, è che mi coglie un po’ alla sprovvista. È vero che ci terrei, ma...

questore

Ma?

EUGENIO

È solo che, con tutto rispetto, sono a 2 esami dalla laurea, l’anno prossimo ci sarebbe il concorso per commissario -

questore

Certo. Ma vede, Fusco: le lauree si fa sempre in tempo a prenderle. Però, nel nostro lavoro, lei già lo sa, conta sopratutto quello che ci si guadagna sul campo. Se poi a ciò si aggiungono i “pezzi di carta”, tanto meglio. (pausa) Lo consideri anche un modo per metterla alla prova.

Il questore gli sorride. Eugenio si passa una mano sul volto, abbassa lo sguardo, riflettendo.