8 feb 2010

La recensione di ZabriskiePoint.net

http://www.zabriskiepoint.net/node/9409

Di Ilaria Mutti

Novanta minuti di domande, di dubbi e di sospetti. Eugenio Fusco è un giovane poliziotto, con tanti ideali e non senza ambizioni. Preparato, curioso, impegnato nel lavoro, ma anche proiettato verso il matrimonio con Serena e pronto a laurearsi, sia pure in ritardo. Dopo un esame di arabo, che studia con la speranza di un avanzamento in carriera, Eugenio si trova coinvolto in un'indagine su Khalid Amrazel, un tunisino, sospettato di appoggiare una cellula terroristica e appena scarcerato per decisione del GUP, ma in attesa di sentenza.

Duccio Monti è l'ispettore che affianca il giovane poliziotto, un uomo di esperienza, cinico e pratico. Inizialmente i rapporti fra i due sono difficili, Duccio fa pesare il suo background ed Eugenio invece lo fa sentire "superato". Con queste premesse inizia il pedinamento del pregiudicato, ma soprattutto inizia la conoscenza, attraverso liti e disaccordi, che porta i due poliziotti a conoscersi e pian piano ad accettarsi. Proprio durante uno degli scontri fra Duccio ed Eugenio, Khalid, da tempo consapevole di essere seguito decide di troncare la "farsa". Si avvicina, si presenta e il pedinamento è finito. È la rottura della "parete", non solo quella fra i "buoni e cattivi", ma anche quella tra etnie e modi di pensare differenti. La prospettiva è cambiata, ma i dubbi aumentano. Khalid è davvero pericoloso? È davvero il cattivo o è solo una vittima di un sistema che piuttosto che scoprire la verità preferisce accusare e affermare il proprio potere?
Una potente sceneggiatura che àncora lo spettatore alla storia e lo getta tra emozioni forti e ironia, che traccia un percorso logico e psicologico che dona ai personaggi spessore e complessità e li mostra forti e fragili allo stesso tempo. Poliziotti, ottimi professionisti si trovano tuttavia impreparati a gestire un rapporto con lo "straniero", un tunisino sospettato di terrorismo. Un incontro che comunque va a incidere sulle vite di tutti anche se i protagonisti sono spesso incapaci di spiegare a loro stessi e agli altri che l'umanità è al di sopra delle regole e l'amicizia abbatte ogni tipo di distanza: di lingua, di costume e di religione. La cosa giusta è una storia d'integrazione vista sotto la lente di una fiducia ancor più difficile da conquistare perché parte da due categorie, quella dei poliziotti e quella dei sospettati in lotta gli uni con gli altri. Ma finalmente la fiducia e la comprensione, spazzano via ogni ancestrale diffidenza.
Una regia ottima, misurata, leggera e intraprendente che accompagna i protagonisti in questo inseguimento e questa fuga dalle loro paure e dai loro preconcetti, per iniziare un viaggio fatto di molte domande e di nessuna risposta. Ognuno ha il suo percorso, spesso imprevedibile e sorprendente, accidentato e problematico, ma che perseguito con onestà e con determinazione porta alla scoperta di un nuovo universo interiore. Una bella storia che convince e che non cade mai nei soliti luoghi comuni, ma li aggira con originalità ribaltando le vicende dei personaggi e incastrandone una all'interno dell'altra come se l'intera struttura fosse un'enorme matrioska. Un film veloce e poetico al tempo stesso che è in costante metamorfosi tra azione, dramma e ironia senza che perda l'occasione per raccontare le emozioni. Un ottimo cast capace di confrontarsi con una storia difficile, in cui era fondamentale trovare il giusto ritmo e la giusta atmosfera, tra una Torino innevata e una Tunisi assolata, che rispecchiano a pieno le psicologie dei personaggi. Una direzione attenta quindi nel far emergere le singole capacità e di rimanere concentrata su un progetto complesso e in continua evoluzione. Un film da vivere più che da vedere per comprendere a pieno un lavoro che sembra già di un autore maturo.

Giudizio (max 5):
4 e mezzo

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